Lewis Hamilton: È ORA di Cambiare i Contratti in F1!
In un appello audace e appassionato, il sette volte Campione del Mondo Lewis Hamilton ha lanciato la sfida, chiedendo un cambiamento sismico nel sistema contrattuale antiquato della Formula 1 che lascia i piloti incatenati e senza voce. Mentre la F1 sta vivendo un’esplosione di successo commerciale, Hamilton insiste sul fatto che lo sport deve adattarsi per consentire ai suoi protagonisti la libertà di interagire con le squadre rivali, qualcosa che sostiene sia essenziale per l’evoluzione dello sport stesso.
La leggenda britannica di 40 anni non è estranea a spingere i confini, avendo affermato la sua posizione come un formidabile sostenitore del cambiamento sia dentro che fuori dalla pista. Dalla creazione della Hamilton Commission nel 2020, ha combattuto instancabilmente per affrontare la palese sottorappresentazione di individui neri e minoranze all’interno del motorsport e dei settori STEM. Questa iniziativa innovativa ha aperto la strada al primo statuto di Diversità e Inclusione della F1, un impegno monumentale abbracciato da tutte e dieci le squadre e dalla FIA, volto a creare opportunità più eque per tutti.
Ma la visione di Hamilton va ben oltre la diversità; è emerso anche come un feroce sostenitore dei diritti umani e della sostenibilità ambientale. Il suo costante focus sulle condizioni nei paesi ospitanti, unito a una richiesta di azione ambientale urgente, lo ha posto in prima linea nell’attivismo all’interno dello sport. Attraverso le sue iniziative benefiche—Mission 44 e Ignite—continua a promuovere iniziative che favoriscono l’istruzione STEM e l’inclusione per i giovani sottorappresentati.
In un’intervista rivelatrice, è stato chiesto a Hamilton quale eredità spera di lasciare mentre contempla il ritiro. Ma in un sorprendente colpo di scena, ha deviato la domanda, sottolineando che i riconoscimenti personali non sono la sua priorità. “No, questo non è il mio obiettivo – non è su questo che mi concentro,” ha dichiarato con fermezza a RTBF. “Ciò su cui mi concentro è ciò che posso contribuire concretamente.”
Il impegno di Hamilton nel coltivare la prossima generazione di talenti in F1 è evidente. È fermo nel voler evolvere lo sport dall’interno, affermando, “Penso anche che il sistema di F1 debba evolversi.” Ha criticato i contratti restrittivi attuali che non solo vincolano i piloti ma soffocano anche il dialogo aperto tra i team. “I piloti sono vincolati da contratti che impediscono loro di parlare con altri team. Non possono nemmeno parlare con altri team,” ha lamentato, evidenziando un difetto critico nella struttura dello sport.
Con i ricavi della F1 che schizzano da 700 milioni di sterline a oltre 3 miliardi, Hamilton sottolinea una disparità evidente: gli stipendi dei dipendenti non hanno visto un aumento proporzionale. I suoi commenti arrivano dopo una transizione di alto profilo da Mercedes a Ferrari, un passo che resta da vedere se sarà vantaggioso in pista. Tuttavia, le ambizioni di Hamilton per la riforma vanno oltre i contratti dei piloti.
“C’è ancora una significativa mancanza di diversità nel paddock,” ha affermato, sottolineando la necessità di cambiamenti completi all’interno dello sport. Traendo paralleli con piloti del passato come Niki Lauda, che ha lottato per una maggiore sicurezza, ha sottolineato l’importanza di creare accesso e opportunità per tutti.
Con i circuiti di F1 che continuano a ospitare gare in tutto il mondo, Hamilton ha sollecitato responsabilità, sottolineando la necessità di migliori pratiche di gestione dei rifiuti. “Quando visitiamo tutti questi paesi, dobbiamo evitare di lasciare un disordine dietro di noi,” ha dichiarato con passione. Sostiene pratiche sostenibili come il riutilizzo creativo e la redistribuzione efficiente del cibo, enfatizzando che “ci sono così tante cose positive che possiamo fare qui.”
“Non è stato fatto tutto ancora, e questo è normale. Non si tratta di essere perfetti, ma di fare progressi ogni anno,” ha dichiarato Hamilton. La sua posizione unica gli consente di avere accesso a figure influenti, dal Primo Ministro del Regno Unito ai leader internazionali, permettendogli di avviare conversazioni critiche che potrebbero rimodellare il futuro del motorsport.
La ricerca instancabile di cambiamento da parte di Hamilton, nonostante le critiche di “stare zitto e guidare,” esemplifica il suo impegno nell’utilizzare la sua piattaforma in modo efficace. “Guido, sì, ma faccio anche di più,” ha affermato risolutamente. “Posso entrare in stanze importanti e avere conversazioni difficili. È così che sono, e così continuerò a essere.”
Con i venti del cambiamento che soffiano attraverso la Formula 1, l’appello di Hamilton per l’evoluzione non è solo una supplica; è una richiesta per un futuro in cui libertà, uguaglianza e sostenibilità siano al centro dello sport. La domanda rimane: la F1 ascolterà questo urgente appello per la riforma, o rimarrà incatenata a pratiche obsolete?