Nelle cronache della storia della NASCAR, pochi momenti brillano tanto intensamente quanto il leggendario trionfo di Jimmie Johnson al Miami’s Homestead Speedway il 20 novembre 2016. Questo è stato il giorno in cui il nome di Johnson è stato inciso nei libri dei record, affiancandosi ai leggendari del settore, Richard Petty e Dale Earnhardt.
Il detto “I record sono fatti per essere rotti” è stato messo alla prova quando Richard Petty, il ‘Re’ della NASCAR, ha conquistato la sua settima e ultima corona della Cup Series all’Ontario Motor Speedway, in California. Il regno di Petty alla fine degli anni ’60 ha segnato l’inizio di una nuova era nella NASCAR, con i suoi impressionanti tre campionati tra il 1972 e il 1975. La sua corsa del 1975 è stata particolarmente degna di nota, poiché non ha mai terminato al di sotto del secondo posto e ha accumulato un incredibile numero di 13 vittorie.
Dopo il dominio di Petty è emerso Dale Earnhardt, l’ ‘Intimidator’, che ha preso il controllo dello sport con una presa di ferro. Diventando un’icona della cultura pop negli anni ’80, Earnhardt ha intrapreso un’epica avventura per incidere il suo nome tra i più grandi di sempre nello sport. Nonostante non sia riuscito a eguagliare il record di Petty di 13 vittorie in una singola stagione, le 11 vittorie di Earnhardt durante la sua corsa vincente del campionato nel 1987 sono state sufficienti a consolidare il suo status nelle cronache della NASCAR. Nel 1994, Earnhardt era sul punto di eguagliare il record di Petty di sette campionati. Tuttavia, non si è mai considerato superiore al ‘Re’, affermando: “Potrei aver vinto tanti campionati quanto Richard Petty, ma lui sarà sempre ‘Il Re’.”
Il testimone del dominio, tuttavia, sarebbe presto passato a una nuova generazione di piloti, tra cui Jeff Gordon e Jimmie Johnson, anche se il regno di Earnhardt si è concluso con il suo settimo titolo. Eppure, la fine della stagione 1994 ha suscitato un senso di déjà vu tra i fan della NASCAR, con molti che credevano che i record di Petty e Earnhardt sarebbero rimasti intoccabili. Jeff Gordon potrebbe essere stato colui che si è confrontato con Earnhardt, ma è stato Jimmie Johnson a eguagliare eventualmente il loro record di sette campionati.
La scena era pronta in una serata mite al Homestead-Miami Speedway, con il Ford EcoBoost 400 che segnava il culmine della stagione della NASCAR Sprint Cup Series. Quattro piloti, Jimmie Johnson, Carl Edwards, Joey Logano e Kyle Busch, avevano messo gli occhi sul titolo ambito. La gara si è svolta come un dramma ad alta intensità, con Johnson, al volante della Chevrolet No. 48 per Hendrick Motorsports, che ha superato un primo contrattempo dovuto a una penalità per ispezione pre-gara che lo aveva relegato in fondo al gruppo. Mostrando una determinazione e abilità straordinarie, Johnson ha fatto irruzione nella top 10 entro il giro 100, e a metà gara, era alle calcagna dei leader.
I contendenti al titolo erano bloccati in una feroce battaglia, scambiandosi posizioni e rifiutando di cedere un centimetro. Poi è arrivato il cambiamento decisivo: un incidente tardivo che ha coinvolto Edwards, il quale ha innescato una caution e portato a un restart finale. Johnson, ora in terza posizione, ha colto l’occasione. Con una mossa audace, ha sorpassato i leader, tenendo a bada Kyle Larson per tagliare il traguardo per primo, conquistando così sia la gara che il campionato.
La vittoria di Johnson ha risuonato in tutto il mondo NASCAR, legandolo a Richard Petty e Dale Earnhardt, i due icone più rispettate dello sport, ciascuno con sette campionati. Per Johnson, un nativo della California, il traguardo era una testimonianza della sua incessante ricerca di eccellenza, dimostrando di appartenere al pantheon della NASCAR accanto alle leggende nate nei cuori delle corse del profondo sud.
Il viaggio di Johnson verso la vetta era intriso di rispetto per le leggende dello sport. Ha idolatrato Petty all’inizio della sua carriera e ha visto Earnhardt come un feroce concorrente contro cui non ha mai gareggiato, ma da cui ha imparato. Lo stile di guida di Johnson era un mix della dolce dominanza di Petty e della cruda aggressività di Earnhardt, arricchito dalla sua costante coerenza. Nel 2016, Johnson aveva accumulato 83 vittorie, una testimonianza di una carriera che era iniziata con un sogno e un motorhome in prestito.
Il discorso emotivo di vittoria di Johnson ha reso omaggio ai legami con Petty ed Earnhardt, mostrando il suo profondo rispetto per le leggende che hanno spianato la strada al suo successo. La notte è stata anche caratterizzata da tributi sentiti da parte di leggende NASCAR e colleghi piloti, sottolineando il posto di Johnson tra gli immortali dello sport. È stata una notte che ha celebrato non solo il traguardo storico di Johnson, ma anche la camaraderie, il rispetto e il supporto che definiscono lo spirito della NASCAR.