Fernando Alonso, il ribelle della Formula 1, ha proposto una soluzione radicale ai problemi di visibilità dello sport in condizioni di pioggia, suscitando un fermento tra i promotori di gare in tutto il mondo. Il pilota spagnolo, noto per le sue idee non convenzionali, ha suggerito che i circuiti dovrebbero essere rifatti con un tipo di asfalto diverso per ridurre gli spruzzi e migliorare la sicurezza durante le gare bagnate.
La proposta audace di Alonso arriva dopo le lamentele di diversi piloti riguardo alla scarsa visibilità durante la recente gara a Spa, in Belgio. Lo spagnolo ha sottolineato che le auto e le gomme più larghe introdotte nel 2017 hanno aggravato il problema della visibilità, rendendo difficile per i piloti affrontare sezioni ad alta velocità con gli spruzzi nell’aria.
Sebbene la proposta di Alonso possa sembrare una soluzione semplice, la sua attuazione potrebbe essere un’impresa costosa e complessa per i circuiti di gara in tutto il mondo. Rifare i circuiti con una miscela di asfalto specializzata, simile a quella utilizzata sulle principali autostrade per ridurre gli spruzzi, richiederebbe un significativo investimento finanziario e potrebbe avere conseguenze impreviste sulle prestazioni e sulla durata delle gomme.
L’idea di utilizzare superfici Open-Graded Friction Course (OGFC), che sono più permeabili e consentono un drenaggio efficiente dell’acqua, è stata accolta con interesse e scetticismo all’interno della comunità di F1. Mentre alcuni piloti, tra cui Carlos Sainz, hanno espresso supporto per l’esplorazione di soluzioni innovative per migliorare la visibilità e la sicurezza, altri rimangono cauti riguardo ai potenziali svantaggi di un cambiamento così drastico.
Con l’intensificarsi del dibattito sul problema della visibilità in F1, una cosa è chiara: la proposta di Alonso ha acceso una conversazione necessaria su come lo sport può adattarsi alle condizioni in cambiamento e garantire la sicurezza dei piloti in pista. Se la sua idea guadagnerà terreno o svanirà nell’oscurità resta da vedere, ma una cosa è certa: la discussione è tutt’altro che finita nel mondo ad alta octano della Formula 1.