In un sorprendente colpo di scena, NASCAR ha intensificato la battaglia legale in corso con 23XI Racing e Front Row Motorsports (FRM). Rifiutando di ritirarsi di fronte all’ingiunzione preliminare vinta dalle squadre di corsa, NASCAR ha scioccato molti lanciando una controdenuncia, prendendo di mira l’agente sportivo e proprietario di 23XI, Curtis Polk.
NASCAR ha accusato pubblicamente Polk di aver orchestrato la disputa sull’accordo di charter dietro le quinte. L’organizzazione ha dichiarato che Polk, 23XI e FRM hanno intenzionalmente violato le leggi antitrust promuovendo comportamenti anti-competitivi relativi ai termini degli Accordi di Charter 2025 – una dichiarazione che ha aggiunto benzina al fuoco già ardente.
A differenza della NBA e della NFL, NASCAR non ha un sistema di franchising. L’organizzazione a proprietà privata, detenuta dalla famiglia France, ha condotto le proprie operazioni commerciali come meglio crede. Tuttavia, questo approccio ha suscitato polemiche con Michael Jordan e Bob Jenkins, portando a una guerra legale totale. L’avvocato principale di NASCAR, Chris Yates, ha affermato che la serie non ha mai desiderato un sistema di charter; sono state le squadre a spingerli verso questo affare commerciale.
Il sistema di charter, nonostante la sua controversia, ha svolto un ruolo cruciale nel mantenere le squadre a galla finanziariamente durante un periodo di declino nello sport. Offre un ritorno sugli investimenti alle squadre che lottano con costi operativi ritenuti astronomici, pari a 20 milioni di dollari all’anno.
Ora, la decisione di NASCAR di sfidare 23XI, FRM e il co-proprietario Curtis Polk con accuse di coinvolgimento in una restrizione irragionevole del commercio interstatale, violando così la Sezione 1 del Sherman Act, ha suscitato scalpore nella comunità delle corse. Questa mossa arriva nonostante la loro controversa firma di un nuovo accordo di charter con le squadre lo scorso anno. La evidente disponibilità di NASCAR a eliminare completamente il sistema di charter per contrastare le accuse antitrust di 23XI Racing e FRM in tribunale ha lasciato molti perplessi.
La comunità delle corse, tuttavia, è tutt’altro che convinta dalle manovre legali della NASCAR. Molti fan hanno espresso il loro disappunto sui social media, manifestando scetticismo sulle strategie della NASCAR. L’ingiunzione ottenuta da 23XI Racing e FRM è stata un colpo significativo per la NASCAR, costringendola ad adottare una posizione difensiva e a pianificare per mitigare i potenziali danni.
La risposta dei fan all’ultima offerta della NASCAR è stata tutt’altro che favorevole. Un fan ha catturato il sentimento pubblico in modo conciso, dicendo: “La disperazione sta iniziando a prendere il sopravvento su di loro. Sono dalla parte sbagliata in questa situazione e tutti nello sport lo sanno tranne loro.” I fan credono che la NASCAR stia usando tattiche di distrazione per offuscare la questione in gioco.
La NASCAR, nonostante la sua attuale situazione, non è estranea alle accuse di antitrust. Nel 2002, l’azionista Francis Ferko ha portato la NASCAR in tribunale per una questione di programmazione delle gare in Texas. Successivamente, nel 2009, il Kentucky Speedway ha anche intentato una causa per non aver trovato un posto nel calendario della NASCAR. Tuttavia, il tribunale ha dato ragione alla famiglia France in entrambi i casi.
Il passato sembra favorire la NASCAR, con la famiglia France e la loro azienda che non hanno mai dovuto assaporare la sconfitta. Ma i fan sono ottimisti che Michael Jordan e 23XI Racing saranno dei veri e propri cambiatori di gioco con la loro causa. Un fan ha dichiarato con sicurezza: “MJ vincerà questo … la NASCAR non ha alcuna possibilità.”
Nonostante la controfferta della NASCAR, la fiducia dei fan in 23XI Racing e Front Row Motorsports rimane intatta. Continuano a esprimere la loro insoddisfazione per le tattiche della NASCAR. Man mano che la battaglia legale si intensifica, il futuro del sistema di charter è appeso a un filo. Solo il tempo dirà quale sarà il destino della NASCAR, della squadra di Michael Jordan e del sistema di charter stesso.