Lo scorso domenica, la prestazione dominante di Christopher Bell all’Atlanta Motor Speedway, dove ha guidato tutte le lap tranne una per assicurarsi la vittoria, ha scatenato un’ondata di celebrazione all’interno del team No. 20 Joe Gibbs Racing (JGR). La vittoria di Bell ricordava la fortuna di William Byron nell’ultimo giro della Daytona 500, con entrambi i piloti inflessibili nella loro ricerca della bandiera a scacchi.
Tuttavia, un parallelo tra Atlanta e Daytona fa più che semplicemente evidenziare la tenacia dei piloti. Adam Stevens, capo squadra del team #20 JGR e stratega chiave dietro il recente trionfo di Bell, ha utilizzato il confronto per criticare lo stato delle corse a Daytona.
Il tracciato di Atlanta, ha sostenuto, offriva un’esperienza di corsa superiore, superando le alte pendenze di Daytona. Nonostante le loro configurazioni simili delle auto, il tracciato quad ovale di 1,5 miglia ad Atlanta ha dato maggiore controllo ai piloti e ai team, permettendo loro di plasmare il proprio destino.
Stevens e il suo team hanno colto questa opportunità negli ultimi momenti della corsa, dimostrando la capacità di Atlanta di offrire finali ad alta tensione. Questo riecheggia la scorsa stagione quando i fan hanno assistito a un finale mozzafiato, a tre larghezze, con Daniel Saurez che ha superato Ryan Blaney per soli 0,003 secondi.
Da quando il tracciato è stato rifatto, sostiene Stevens, è solo migliorato, offrendo gare sempre più emozionanti. Ha esortato la NASCAR a prendere nota e a usare Atlanta come esempio per migliorare le gare superspeedway a Daytona e Talladega.
Stevens non ha usato mezzi termini quando ha criticato Daytona, descrivendola come “tutti corrono come un gruppo di buffoni.” La sua critica, sostenuta da nomi come Dale Earnhardt Jr., riflette un consenso crescente sui problemi attuali che affliggono Daytona.
Stevens ha sottolineato il problema strutturale del formato di gara, dove le lunghezze delle corse superano la finestra di carburante. Questo costringe i team a dare priorità alla conservazione del carburante rispetto alla vera corsa, risultando nello spettacolo dei migliori piloti della NASCAR che si trattengono intenzionalmente, non correndo al loro massimo potenziale.
In contrasto, il tracciato di Atlanta, nonostante sia quasi un miglio più corto di Daytona, incoraggia una vera competizione eliminando la necessità di strategie di risparmio carburante che ostacolano le gare di Daytona. La frustrazione di Stevens nei confronti di Daytona è condivisa da molti fan della NASCAR che desiderano un’esperienza di gara migliore. La vista dei piloti che semplicemente galleggiano nel draft a metà acceleratore, solo per finire in rottami durante un “Big One”, non è la visione che la NASCAR intende per le sue gare su superspeedway. Figure prominenti all’interno della NASCAR, come Denny Hamlin e Dale Jr., hanno offerto soluzioni per migliorare le gare sui tracciati. Unendosi a loro, Stevens ha proposto una soluzione semplice ma logica: regolare la lunghezza delle gare per adattarsi al serbatoio di carburante, eliminando la necessità di conservazione e promuovendo una competizione costante. Stevens crede che il successo della riprogettazione di Atlanta dimostri il potenziale per il miglioramento di Daytona. Elogia Atlanta per favorire una gara autentica senza favorire i costruttori o incoraggiare gare in stile “pacchetto”. Mentre la NASCAR pianifica le stagioni future, potrebbe essere tempo di ammettere che anche i suoi tracciati più iconici necessitano di cambiamenti significativi nel formato per soddisfare gli elevati standard di concorrenti e fan. La critica schietta di Adam Stevens potrebbe essere il catalizzatore per la trasformazione tanto necessaria delle gare su superspeedway.